Etichetta biscotti integrali

Adesso abbiamo i “Frollini integrali ricchi di fibre”.
Leggendo l’etichetta però ci accorgiamo che solo il 50% è composto da farina integrale. Il resto è tanto (e dico tanto perchè è presente subito in seconda posizione) olio di palma/mais, zucchero e farina di mais.
Se leggo “frollini integrali” mi aspetterei che almeno tutta la farina utilizzata sia integrale ma non è questo il caso.

Etichetta biscotti integrali

“Biscotti con farina integrale di frumento”.
Di farina integrale ce né un 55%, il resto è farina di varia origine (frumento, orzo, riso, segale) ma raffinata, zucchero, olio di palma e come se non bastasse già l’amido presente nelle farine infine ci viene aggiunto anche un pizzico di amido di frumento come a voler lasciare un piccolo monito “lasciate ogne speranza voi ch’ mi magnate”. 

 

etichetta crackers integrali

Questa è senza dubbio la mia etichetta preferita, perchè raffinata, sottile, difficilmente si capisce dove stia l’inganno. Si legge farina di frumento integrale 90% e si pensa “perfetto, più di così…” ed invece subito dopo tra parentesi ti dicono di cosa è fatta questa fantomatica farina integrale e cioè da farina di frumento raffinata e crusca. Tipico esempio di finto integrale difficilmente smascherabile.

Fette biscottate integrali

In questo caso, fette biscottate, come in alcuni precedenti la farina integrale è solo il 60,5%, il resto è farina bianca.
La farina di frumento maltata che sembra una cosa molto “cool” altro non è che una farina bianca più dolce, più costosa, capace di far aumentare la glicemia ancora più di una farina “00”.

 

Crostini integrali

Veniamo all’ultimo esempio: “Crostini con farina integrale”.
Il 58,8% di farina integrale millantata è formata da una minima parte da vera farina integrale e dalla solita miscelazione tra farina bianca e crusca. In più viene aggiunta altra farina raffinata giusto per non farsi mancare niente contornata da un “ottimo”, si fa per dire, olio di palma. Infine la firma dell’artista: la farina maltata.

Forse si può aver già intuito ma tutta questa carrellata di prodotti non sono il massimo della salubrità, e sarebbe importante che tutti, non solo gli addetti ai lavori, sapessero riconoscerli.
Arrivati a questo punto è giusto proporre delle alternative.

 

Continua con la terza parte

Matteo Gentilini
Biologo nutrizionista

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