La scelta del cibo che mangiamo, la filiera con cui viene prodotto, i modi ed i luoghi in cui lo consumiamo e la sua distribuzione sbilanciata nelle diverse aree del mondo segnano in modo decisivo la grave crisi alimentare che il Pianeta sta attraversando.
E’ stata proprio questa la grande tematica che EXPO’, finito da poco più di un anno, ha rimesso al centro della coscienza critica di tutti noi.
La fame nel mondo esiste ed è giusto saperlo ed esserne informati continuando a denunciare lo spreco e sensibilizzare le persone sul diritto ad alimentarsi.
Che cos’è il paradosso dello spreco?
Uno dei malanni della contemporaneità.
Si tratta del paradosso che vede la simultanea scarsità ed abbondanza di cibo, a testimonianza di un profondo squilibrio tra le economie di tutto il mondo e l’accesso alle risorse.
Il 30% della produzione mondiale di cibo viene perduta o sprecata ogni anno, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli industrializzati per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate.
Tale quantità è pari a quattro volte quella necessaria per nutrire i quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono la fame cronica.
Un po’ di numeri
- 795 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Questo numero è diminuito di 216 milioni dal 1990.
- L’Asia è il continente che ha il più alto numero di persone che soffrono la fame nel mondo (due terzi della popolazione totale).
- L’Africa Sub-sahariana è la regione con la più alta incidenza (percentuale della popolazione) della fame. 1 persona su 4 soffre di denutrizione.
- La scarsa alimentazione provoca quasi la metà (45%) di decessi nei bambini sotto i cinque anni (3,1 milioni di bambini deceduti ogni anno).
- Nei Paesi in via di sviluppo, 1 bambino su 6 (sono circa 100 milioni) è sottopeso.
- Il WFP calcola che ogni anno sono necessari 3,2 miliardi di dollari per sfamare i 66 milioni di bambini in età scolare vittime della fame.
A rimarcare il paradosso, solo in Italia finisce nella spazzatura cibo per un valore di 13 miliardi di euro.
A fronte di un così elevato numero di adulti e bambini denutriti, allo stesso tempo ci sono 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sovrappeso e oltre 500 milioni di adulti affetti da obesità.
L’obesità ha un trend di crescita allarmante in tutto il mondo e senza andare lontani è sufficiente guardare a casa nostra.
Obesità e sotto-nutrizione sono due situazioni opposte che condividono una comune causa e cioè un generale impoverimento e difficoltà di accesso al cibo di qualità.
Perché sprecare il cibo è sbagliato?
Il cibo che va a male nel frigo e che viene gettato dal consumatore è solo l’ultimo anello di una intera catena alimentare dove lo spreco è una prassi. Sprecare il cibo è molto grave, ed alla luce del paradosso che viviamo, inaccettabile!
4 le ragioni principali:
- E’ economicamente dannoso: aspetto rilevante soprattutto per il consumatore che si trova a spendere dei soldi per qualcosa che finirà nel bidone. Ciò fa il gioco delle grandi aziende, favorendo l’accentramento del capitale.
- E’ ecologicamente sbagliato: “Il valore degli alimenti dipende anche dalle energie messe in campo per produrli e farli arrivare fino a noi. Per questo sprecare il cibo non vuole solo dire creare rifiuti, ma significa rendere inutile il consumo di risorse preziose come acqua, terra, petrolio ed energia, utilizzate per produrlo; ed emettere anidride carbonica in due fasi, prima per la sua produzione e poi per il suo smaltimento”1.
Una vasta area di Pianeta sta subendo la distruzione dei suoi originari ecosistemi (leggi: Olio di palma: tanti buoni motivi per evitarlo.) e diventando desertica a causa delle coltivazioni intensive. - E’ moralmente inaccettabile: 800 milioni di persone soffrono la fame quando finisce al macero la quantità di cibo 4 volte superiore le necessità per sfamarle tutte.
- E’ psicologicamente pericoloso: sono certo che tutti noi non amiamo sprecare cose a cui diamo valore (tempo, denaro, occasioni, …) ed invece sprechiamo moltissimo cibo. Sprecare cibo significa non attribuirgli il suo reale valore, non percepire la sua reale importanza, considerarlo sostituibile, surrogabile e darlo per scontato.
La sfida per il futuro
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), nel report “How to Feed the World in 2050” indica che se gli attuali trend di domanda dovessero continuare, l’incremento demografico previsto – da 7 a 9 miliardi di persone entro il 2050 – potrebbe far crescere la domanda alimentare addirittura del 70%.
Contrastando lo spreco, si potrebbero garantire fino ai 3/5 dell’offerta necessaria ma non sarebbe comunque sufficiente.
I padiglioni delle nazioni ad Expò 2015 hanno provato a dare una risposta a questa sfida per il futuro, ma ben lontani siamo dal trovare quelle soluzioni attuabili che consentiranno a tutte queste 9 miliardi di persone di aver accesso al cibo.
Si inizia ad intravedere la necessità di costruire un nuovo sistema economico-alimentare più fondato sull’esigenza dell’uomo e meno sulla produzione-spreco.
E noi cittadini cosa possiamo fare?
“Portare a casa la bottiglia di vino aperta al ristorante, creare una cucina in un supermarket, vendere a prezzo scontato i prodotti prossimi alla scadenza, distribuire le eccedenze e, soprattutto, informare, sono solo alcune delle iniziative di istituzioni, enti pubblici e privati, associazioni e singoli cittadini per limitare lo spreco di cibo ancora perfettamente commestibile. Per restituirgli il giusto valore.”2
Infine i consigli del “decalogo intelligente”, perchè quello che facciamo tutti i giorni, dal più piccolo ed all’apparenza insignificante gesto, determinerà il mondo che lasceremo ai nostri figli e nipoti.
FONTI:
– Contro lo spreco – Magazine BCFN
– http://it.wfp.org/la-fame/statistiche
1 – Anastasia Lidia Scotto
2 – Elisa Bianco
Matteo Gentilini
Biologo nutrizionista
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